Se il Web Marketing è la tua passione o il tuo interesse, di sicuro di Influencer Marketing ne hai sentito parlare. Anzi no, probabilmente nell’ultimo periodo ne avrai lette di riflessioni in merito, spesso anche con accostamenti e concetti errati. Fuorvianti. Dopo averti raccontato del Digital Marketing nel settore della ristorazione, del Content Marketing e delle sue pratiche, del Social Customer Care e dei suoi vantaggi, oggi, qui, facciamo chiarezza su questa strategia di Marketing, utile tanto online quanto offline. A chi abbiamo chiesto aiuto questa volta?
Matteo è autore del libro Influencer marketing: valorizza le relazioni e dai voce al tuo brand, edito da Dario Flaccovio Editore
#1. Ciao Matteo! Come nasce la tua passione per l’Influencer Marketing? Quando hai deciso di occupartene professionalmente?
Sono sempre stato “portato” e molto attratto dalle relazioni. Forse per questo, accanto all’attività sui social, sono stato attivo nell’ambito delle pubbliche relazioni digitali. L’attenzione verso l’influencer marketing è diretta conseguenza delle frequentazioni con giornalisti, blogger, instagramer.
In un momento di forte esposizione per il tema non mi pareva giusto mancassero testi e articoli di riferimento, materiale necessario a dare le giuste linee guida sul fenomeno. Ecco, diciamo che ho provato a colmare questo vuoto.
#2. Facciamo un po’ di chiarezza. Cosa rende un influencer un influencer?
L’abilità di diventare, grazie a competenza, reputazione, capacità relazionali, un punto di riferimento credibile per un gruppo di persone. Influencer si diventa, non si nasce. Anzi, sono proprio gli altri a farci assumere tale ruolo mostrandoci interesse e seguendoci.
Finché restiamo spontanei e manteniamo le premesse che ci hanno reso così rilevanti per le persone noi resteremo per loro utili e, conseguentemente, saremmo influenti.
#3. Qual è la regola d’oro per sviluppare un’efficace strategia di Influencer Marketing?
Coinvolgere la persona giusta al momento giusto, creando una relazione reale capace di generare valore condiviso per entrambe le parti. Lavorare con gli influencer non è solo comprare un servizio, tipo ads, è lavorare insieme per co-creare, per dar vita a progetti win-win-win: win per il brand che arriva in maniera più rilevante ai propri target, per l’influencer che può realizzare post esclusivi, per gli utenti che si trovano dinanzi a contenuti utili, ben fatti e, soprattutto, credibili.
Si evince un punto chiave: la collaborazione. Collaborazione che si traduce in volontà di cooperare e nella libertà di azione che l’influencer deve avere. Costringerlo dentro a schemi fissi può diminuire la sua voglia di partecipare, ma in particolare l’impatto sugli utenti. È proprio il suo particolare stile ad averlo fatto tanto apprezzare.
#4. Nel tuo libro parli dei 3 step dell’Influencer Marketing: di cosa si tratta?
Sono i tre passaggi chiave per dar vita ad un progetto d’influencer marketing. Eccoli:
- Individuare: l’attività che ci permette, con un’attenta analisi, di scegliere il giusto influencer da coinvolgere
- Gestione: contattare l’influencer e supportarlo per portare a termine il progetto
- Misurare: valutare i risultati del progetto (è pur sempre marketing!).
Ognuno dei tre è fondamentale per creare un’attività davvero performante, attività che possa realmente portare risultati al brand.
#5. Quali opportunità riserva l’Influencer Marketing ad un brand? Quali obiettivi un brand può raggiungere?
La possibilità di comunicare in modo nuovo. Collaborando con gli influencer, il brand può arricchire il messaggio delle sue qualità (know how, credibilità, autorevolezza), ma soprattutto svestire il messaggio delle sovrastrutture commerciali. Così può avere più impatto sugli utenti, creando relazioni a lungo termine, capaci di fidelizzare.
L’utente di oggi rifiuta la promozione “classica”, cercando contenuti diversi, utili. Trovo perfetta questa affermazione di Brian Solis per riassumere il concetto:
Allineandosi agli influencer, i marchi ricevono una forma di validazione peer-to-peer e riescono là dove il marketing tradizionale spesso fallisce.
#6. Quali criticità può dover affrontare un brand che decida di adottare una strategia di Influencer Marketing?
Prima su tutte andare oltre il concetto del controllo totale. Un buon progetto di influencer marketing deve, come detto, lasciare l’influencer libero di esprimersi. Solo così avrà i risultati prefissati. Ok un controllo del progetto, ma non il comando dello stesso.
Altro elemento complesso è quello della trasparenza. Sul web gli scheletri nell’armadio alla lunga vengono fuori, esponendoci a situazioni spesso dannosissime. Doveroso quindi essere onesti sulle collaborazioni e tutto ciò che ne deriva. Col tempo ci risparmierà parecchi grattacapi.
#7. A volte il confine che segna l’onestà e la trasparenza del brand nei confronti dei suoi clienti può diventare anche molto labile. Questione etica: tu come la vedi?
Assolutamente etica, ma, riallacciandomi alla risposta precedente, anche di buon senso. Inoltre devo ammettere che l’influencer marketing ha “anticorpi” difensivi forti. Se è vero che un influencer può, per convenienza, dire sempre sì e mentire a favore di un brand, lo è altrettanto che queste mezze verità non soddisferanno sempre gli utenti, portandoli lentamente a perdere fiducia nei suoi riguardi.
Un consiglio sbagliato ok, ma al terzo o al quarto smetterà di leggerci e per lui non saremo certo più un riferimento. Influencer si diventa, ma soprattutto si deve lavorare per restarvi.
E’ chiaro, dunque, come l’Influencer Marketing richieda una precisa strategia per trasmettere il giusto messaggio alle giuste persone nel modo giusto e attraverso il giusto influencer. Ed è chiaro anche come per funzionare necessiti di un’attenta gestione dei rapporti tra le parti coinvolte. Tu hai già avuto modo di sperimentare strategie di Influencer Marketing? E qual è la tua idea riguardo la questione etica? Raccontacelo nei commenti!