La migrazione di un sito web è l’insieme di attività tecniche che sono necessarie per garantire al sito internet o all’e-commerce di:
- mantenere il posizionamento SEO raggiunto
- non perdere traffico qualificato in entrata
- assicurare un’esperienza di navigazione sempre piacevole ed efficace
- non restituire pagine di errore – come la classica 404 Page Not Found – che deludono gli utenti e li fanno andare altrove a cercare quel che desiderano
- evitare cali di fatturato, soprattutto nel caso degli e-commerce
- continuare a godere della fiducia riposta da parte delle persone.
In questo articolo capiremo quando è opportuno migrare un sito web, i rischi che comporta e quali sono le fasi da seguire per effettuare una migrazione a prova di SEO.
Quando è opportuno migrare un sito web?
La migrazione di un sito web è un’operazione necessaria:
- se devi sostituire il nome di dominio del sito web
- se devi ristrutturare l’architettura del sito web
- quando devi modificare la piattaforma CMS
- se devi passare dal protocollo HTTP al protocollo HTTPS, indispensabile per rendere il sito sicuro e favorirne il posizionamento organico
- quando devi effettuare un’operazione di Re-branding
- se il sito deve essere integrato con una versione responsive per il mobile
- quando occorre cambiare il Top-Level Domain (TLD), ovvero il dominio di primo livello (ad esempio per passare a un dominio di livello nazionale oppure generico).
Perché la migrazione di un sito web è un’operazione delicata?
Se non eseguita correttamente e in ottica SEO, la migrazione del sito web può comportare importanti rischi per il sito web, come la perdita di posizioni conquistate nelle SERP dei motori di ricerca, il calo del traffico organico e la diminuzione della visibilità del sito.
Inoltre, se la migrazione presenta problemi, l’utente finale potrebbe non riuscire a trovare pagine di atterraggio, provando un senso di frustrazione e abbandonando il tuo sito web senza più farvi ritorno. In casi come questi, il danno è doppio sia perché hai perso un utente prezioso sia perché a subirne è la tua reputazione. Tutto questo ha importanti ripercussioni anche sul fatturato, specie nel caso degli e-commerce.
Le fasi di una migrazione effettuata in ottica SEO
Per effettuare una migrazione efficace in ottica SEO ti consigliamo di seguire un processo organizzato in fasi, in modo che nulla sfugga alla tua attenzione.
Le fasi sono 3 e, a loro volta, si articolano in step e tecniche da eseguire.
Fase 1 – Prima della migrazione
La fase 1 avviene prima dell’effettiva migrazione del sito web e in questo momento devi preparare tutto quel che è necessario affinché l’operazione riesca senza brutte sorprese.
Nella prima fase devi:
- Svolgere un’Audit SEO dell’attuale sito web, in modo da valutarne le performance, l’esperienza di navigazione, l’usabilità, eventuali penalizzazioni in cui il sito è incappato o può incorrere. E, ancora, devi valutare quanto il sito è indicizzato e popolare in Rete, se i contenuti sono ottimizzati per il posizionamento organico e se il sito web è sicuro.
- Analizzare e selezionare le keywords con cui il sito web è posizionato e le relative pagine di atterraggio, ovvero dove approdano gli utenti a seguito di una ricerca eseguita sui motori.
- Utilizzare strumenti come Google Search Console, SemRush e Majestic per salvare il report dei backlink che puntano al sito web.
- Effettuare la scansione delle URL e dei meta-tag del sito.
- Generare la nuova Sitemap.xml, ovvero il file depositario delle informazioni sulle pagine, sulle immagini e su tutti i file presenti sul sito e le loro relazioni. La Sitemap.xml è fondamentale per il posizionamento organico, in quanto i motori di ricerca la leggono per effettuare una più efficace scansione del sito.
- Generare il nuovo file Robots.txt, che è scansionato dal bot di Google e per questo deve contenere istruzioni esatte.
- Reindirizzare con accuratezza ogni URL alla corrispondente pagina nel nuovo sito web, in modo che non compaiano pagine di errore 404 dopo la migrazione.
- Nel caso di pagina di errore 404, devi impostare una pagina personalizzata che rimandi a un altro punto del sito web e non faccia sentire sole e spaesate le persone.
Fase 2 – La migrazione del sito web
La migrazione è la fase in cui il nuovo sito web viene pubblicato ed è ora scansionabile da Google e navigabile dagli utenti. In questo momento è necessario:
- Attivare il nuovo Tag Manager e tutti i codici sorgente per il tracciamento del comportamento dei visitatori.
- Verificare che le informazioni e le impostazioni della Search Console di Google siano esatte in seguito alle avvenute variazioni.
- Attivare i reindirizzamenti e verificare che funzionino correttamente.
- Aggiornare i backlink in ingresso al sito web.
Fase 3 – Dopo la migrazione
Questa è la fase dedicata al SEO Check, ovvero al controllo e alla verifica dell’indicizzazione e delle prestazioni del nuovo sito pubblicato. In particolare, dopo la migrazione è importante:
- Accertarti dello stato di indicizzazione del sito web e puoi farlo sia manualmente sia grazie a Google Search Console.
- Inviare le Sitemap del vecchio sito web e quella del nuovo per segnalare a Google sia i redirect sia il nuovo dominio.
- Verificare che sia stato implementato correttamente il codice di tracciamento e che funzioni a dovere.
- Servirti di un crawler per fare una scansione che individui tempestivamente eventuali errori e problemi presenti nel sito web in modo da risolverli.
- Verificare la velocità di apertura delle pagine e quella di navigazione del sito. Per approfondire leggi il post dedicato ai Core Web Vitals.
- Monitorare la quantità di traffico che ha come sorgente i motori di ricerca e confrontare i dati con lo storico esistente grazie ai report che hai salvato e alle impostazioni di Google Analytics, che ti permette di andare indietro nel tempo.
Quando il gioco si fa duro
Pianificare e realizzare una migrazione del sito web che non penalizzi la SEO, il brand, il traffico e il fatturato non è semplice. Richiede strategia, richiede tecnica, tanta pazienza e altrettanta competenza.